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Gabellini: “Così nascerà il nostro monumento alla Shoah”

Sono stata io a suggerire la nuova piazza come sede del memoriale della Shoah. Quel luogo diventerà una snodo importante tra la Bolognina e il centro storico». Appena tornata dalle ferie, l'assessore all'Urbanistica Patrizia Gabellini si è subito rimessa al lavoro sul progetto del monumento da costruire in memoria delle vittime

Sono stata io a suggerire la nuova piazza come sede del memoriale della Shoah. Quel luogo diventerà una snodo importante tra la Bolognina e il centro storico». Appena tornata dalle ferie, l’assessore all’Urbanistica Patrizia Gabellini si è subito rimessa al lavoro sul progetto del monumento da costruire in memoria delle vittime dell’Olocausto. La sede del memoriale, come anticipato da Repubbli-ca, sarà la “piazza bianca” da poco completata tra via Carracci e il ponte Matteotti, a due passi dalla stazione dell’Alta Velocità. «È una piazza bella, nuova e inedita, da far conoscere ai bolognesi. E grazie al memoriale avrà un battesimo importante ». Le tappe sono già fissate: prima il concorso internazionale, poi i cantieri-lampo e infine l’inaugurazione, prevista a gennaio 2016. L’idea, spiega la Gabellini, nasce dall’architetto Daniele De Paz, presidente della Comunità ebraica di Bologna. «Il progetto ha preso piede un po’ alla volta e ha subito raccolto un ampio consenso». L’obiettivo è far sorgere sotto le Due Torri «un memoriale aperto a tutti e dedicato a coloro che sono stati vittime della Shoah». Con queste premesse, nei mesi scorsi è iniziata la ricerca del luogo dove collocare la futura opera all’aperto («abbiamo valutato diverse ipotesi»). Alla fine la scelta è ricaduta sul ponte Matteotti, dove c’è da poco stato un profondo restyling a seguito dei cantieri della stazione ferroviaria (la nuova piazza, ormai pronta, verrà aperta a breve ai cittadini).
Ora l’attenzione è concentrata sul concorso, che servirà a selezionare il progetto migliore su una rosa di tre. «Lo presenteremo questo mese». Più che i nomi di grido dell’architettura internazionale, la speranza è che il bando attiri l’attenzione dei giovani architetti: «Sono convinta che queste installazioni, opere tra l’arte e l’architettura su temi complessi e molto simbolici, siano più adatte per i giovani. Insomma, spazio alle idee più che alla celebrità dei progettisti.
«Non siamo alla ricerca dell’archistar ma vogliamo una proposta che sappia considerare la particolarità del luogo: questo è un punto molto rilevante ». L’operazione è delicata, visto che il progetto vincitore «dovrà coniugare arte pubblica e spazio urbano, non è una cosa così semplice». In realtà, l’idea-guida per la futura opera c’è già e ricalca, anche se in scala molto più piccola, il celebre Memoriale dell’Olocausto costruito a Berlino da Peter Eisenman (composto da oltre duemila blocchi di cemento che formano un labirinto percorribile dai visitatori). «Il riferimento è quello – continua la Gabellini -, qui siamo su dimensioni molto più ridotte, però si tratta comunque di uno spazio legato alla trasformazione della città».
L’amministrazione per questo progetto non dovrà stanziare un solo euro. I fondi necessari, infatti, arriveranno dalla Comunità ebraica. Soldi che si sommano a un piccolo contributo già stanziato della Fondazione del Monte. In pratica, «il memoriale verrà finanziato autonomamente ». In una zona, quella di via Carracci, dove le opere legate all’Alta Velocità sono slittate di anno in anno, stavolta si punta a rispettare i tempi. Chiuso il concorso prima dell’estate, il taglio del nastro dell’opera dovrebbe coincidere, nel 2016, con il Giorno della Memoria (il 27 gennaio). «In un anno ci si riesce», assicura la Gabellini. «Noi siamo pronti».
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