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Musei, parte il riordino

ROMA Parte il reclutamento dei direttori dei 20 musei che la riorganizzazione del ministero dei Beni culturali ha dotato di autonomia speciale.  Il bando (pubblicato sul sito del ministero www.beniculturali.it/museiitaliani) si rivolge per la prima volta anche a professionalità esterne alla pubblica amministrazione e varca i confini dell’Italia per promuovere una

ROMA
Parte il reclutamento dei direttori dei 20 musei che la riorganizzazione del ministero dei Beni culturali ha dotato di autonomia speciale.
 Il bando (pubblicato sul sito del ministero www.beniculturali.it/museiitaliani) si rivolge per la prima volta anche a professionalità esterne alla pubblica amministrazione e varca i confini dell’Italia per promuovere una selezione internazionale (da subito è stato pubblicato anche online sul sito dell’Economist).
Oltre al prestigio di poter guidare musei come gli Uffizi di Firenze, la Galleria Borghese di Roma, la Reggia di Caserta o la Pinacoteca di Brera, facendo leva sui nuovi poteri riconosciuti ai venti direttori – potranno, tra l’altro, decidere il progetto culturale e scientifico, gli orari di apertura e il prezzo del biglietto, organizzare mostre, autorizzare il prestito di opere, seppure concordandolo con gli uffici centrali – la corsa si fa ancora più appetibile alla luce delle recenti performance dei luoghi d’arte statali, che nel 2014 hanno fatto registrare l’aumento di visitatori (+6,2%) e introiti (+7%). Un buon viatico per l’obiettivo perseguito dal ministro dei Beni culturali, Dario Franceschini, che ha riorganizzato il dicastero anche in funzione di una maggiore attenzione alla valorizzazione. Ed ecco perché nel reclutamento dei venti direttori si punta a trovare figure che coniughino la preparazione scientifica con doti manageriali.
La selezione
Le candidature dovranno essere spedite online entro il 15 febbraio e saranno valutate da una commissione di cinque esperti che Franceschini insedierà entro il 28 febbraio e che dovrà concludere i lavori entro il 15 maggio. A inizio giugno, dunque, si potranno avere i nuovi direttori, che resteranno in carica quattro anni. La commissione selezionerà un massimo di dieci candidati per museo, i quali saranno convocati al ministero per un colloquio, che servirà a restringere la rosa a tre nomi per ognuno dei venti siti. La decisione finale spetterà al ministro e al direttore generale dei musei, Ugo Soragni. Franceschini indicherà i sette direttori a cui spetta una qualifica di dirigente di prima fascia (stipendio anno lordo di 145mila euro, a cui aggiungere un premio di risultato fino a 40mila euro). Soragni deciderà sugli altri tredici, che avranno la qualifica di dirigenti di seconda fascia (retribuzione di 78mila euro più premio di risultato di massimo 15mila euro).
La crescita
La riforma tariffaria introdotta da Franceschini a luglio inizia a produrre effetti. Come ha illustrato ieri il ministro, la scelta di mantenere l’ingresso gratuito per i giovani della Ue fino a 18 anni (prezzo ridotto del 50% fino a 25 anni) e di far pagare tutti gli altri (compresi gli ultra65enni, che prima entravano gratis), ha dato risultati positivi. Nei luoghi statali della cultura (musei, siti archeologici e monumenti) i visitatori sono cresciuti del 6,4% (da 19,2 a 20, 4 milioni), facendo lievitare anche gli incassi delle biglietterie da 68 a 74 milioni (+9,1).
Non ne hanno, tuttavia, sofferto gli ingressi gratuiti: il fatto di aver aperto senza pagare le porte dei luoghi d’arte statali ogni prima domenica del mese ha fatto registrare 1,5 milioni di visitatori, che sono andati crescendo dai 190mila di luglio (quando la novità è partita) ai 311mila di dicembre. «Al di là dei numeri – ha affermato Franceschini – si tratta di un risultato di grande valore sociale, perchè permette soprattutto alle famiglie di andare al museo».
Numeri che si riverberano su tutto il 2014 che, rispetto al 2013, ha visto i visitatori aumentare da 38 a 40 milioni, con una crescita degli incassi da 126 a 134 milioni.
Risultati incoraggianti, ma ancora lontani dalle potenzialità di un’accorta valorizzazione del patrimonio. Per questo, secondo Franceschini, occorre migliorare le capacità di promozione e “vendita” delle opere esposte nei musei: «Il che non significa non fare mostre estemporanee. Occorre, però, puntare soprattutto su quanto i nostri luoghi d’arte già espongono».

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