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Il 92% dei 140mila sfratti richiesti è per morosità e non per fine locazione”, e quest'ultima “interessa meno di 3mila famiglie”. Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, che ha così risposto alle polemiche sulla mancata proroga del blocco degli sfratti con il decreto Milleproroghe. Il sindacato degli inquilini
Il 92% dei 140mila sfratti richiesti è per morosità e non per fine locazione”, e quest’ultima “interessa meno di 3mila famiglie”.
Lo ha detto il ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi, che ha così risposto alle polemiche sulla mancata proroga del blocco degli sfratti con il decreto Milleproroghe. Il sindacato degli inquilini Sunia ha affermato che la mancata conferma del blocco degli sfratti rischia di mettere nei prossimi giorni sulla strada circa 30mila famiglie in estremo disagio abitativo, e che non sono interessati dai fondi di cui parla il ministero. Si tratterebbe di inquilini non morosi che pagano regolarmente ma con un contratto scaduto.
Intervenendo a la Telefonata di Belpietro su Canale5, il ministro Lupi ha detto che l’ennesima proroga del blocco degli sfratti sarebbe “ancora una volta scaricare il problema sull’altra faccia della medaglia”, i proprietari, “senza affrontarlo”.
LE PRECISAZIONI DEL MIT. In una nota il ministro delle Infrastrutture ricorda che “dal 2007 la norma riguarda solo gli sfratti per finita locazione nei comuni capoluoghi di provincia, nei comuni con essi confinanti con popolazione superiore a 10.000 abitanti e nei comuni ad alta tensione abitativa per inquilini con reddito annuo lordo complessivo familiare inferiore a 27.000 euro, che siano o abbiano nel proprio nucleo familiare persone ultrasessantacinquenni, malati terminali o portatori di handicap con invalidità superiore al 66 per cento, o figli fiscalmente a carico, purché non siano in possesso di altra abitazione adeguata al nucleo familiare nella regione di residenza.
Si tratta, quindi, di una sospensione limitata ad alcuni casi molto particolari (gli sfratti per finita locazione sono oggi una percentuale minima – circa l’8% di tutti i procedimenti di sfratto in corso) in totale circa 2.000/2.500 casi in tutta Italia, in gran parte concentrati a Roma e Napoli. Non certo i 50.000 di cui si parla”.
“Ai Comuni – ricorda il Mit – sono state assegnate le risorse per affrontare questi casi (ripetiamo 2000/2500 in Italia).
I comuni possono utilizzare di più l’art. 1, comma 3, della legge n. 431/1998 che già dispone la possibilità di contratti di locazione stipulati – con soggetti privati – dagli enti locali in qualità di conduttori per soddisfare esigenze abitative specifiche (fra l’altro, questo mercato è molto più conveniente rispetto a quello di alberghi e residence nei quali spesso i Comuni alloggiano queste famiglie).
Lo strumento più idoneo a risolvere questi casi va ricercato nel Fondo per l’affitto che è stato rifinanziato dal Governo per 200 mln e dalla modifica della sua disciplina. Le finalità del fondo sono state ampliate menzionando esplicitamente “le iniziative intraprese dai Comuni e dalle regioni anche attraverso la costituzione di agenzie o istituti per la locazione o fondi di garanzia o attraverso attività di promozione in convenzione con imprese di costruzione ed altri soggetti imprenditoriali, cooperative edilizie per la locazione, tese a favorire la mobilità nel settore della locazione, attraverso il reperimento di alloggi da concedere in locazione a canoni concordati, ovvero attraverso la rinegoziazione delle locazioni esistenti per consentire alle parti, con il supporto delle organizzazioni di rappresentanza dei proprietari e degli inquilini, la stipula di un nuovo contratto a canone inferiore”.
I Comuni interessati dovrebbero già avere – grazie al consistente rifinanziamento del Fondo – le risorse idonee a risolvere i casi a cui la proroga si riferisce.
Se si ricercasse una soluzione ancora più efficace e tempestiva, si potrebbero stanziare nuove risorse da destinare al suddetto Fondo.
Tuttavia le risorse già erogate dovrebbero essere di gran lunga sufficienti a coprire le esigenze delle circa famiglie interessate.
Il MIT – conclude la nota – è pronto a procedere immediatamente anche al riparto per il 2015. La condizione è che la Conferenza Unificata del 22 gennaio prossimo concordi sul mantenimento degli stessi criteri utilizzati per il 2014. Questo abbrevierebbe i tempi e renderebbe immediatamente disponibile una ulteriore tranche di 100 mln”.
NENCINI: STANZIATI 2,3 MILIARDI PER L’EMERGENZA ABITATIVA. “Per l’emergenza abitativa stiamo intervenendo con 19 provvedimenti che mettono sul tema della casa complessivamente 2,3 miliardi di euro. E’ l’intervento più imponente, tra tutti i governi, dal 1990”, ha ricordato il viceministro ai trasporti Riccardo Nencini. “Stiamo poi – ha aggiunto Nencini – riperimentrando la questione degli sfratti, soprattutto quelli per mancata locazione, e spero di avere una proposta buona nell’arco di qualche giorno”. Il viceministro ha precisato che “una parte delle risorse sono già state conferite ai Comuni italiani mentre la seconda tranche dei 100 milioni previsti arriverà il 22-23 gennaio. Un’altra misura è ferma nella conferenza Governo-conferenza unificata”.
Secondo Nencini “le risorse stanno arrivando. Il numero degli sfratti per finita locazione non è quello che si dice di 30 mila. Il numero vero in tutta Italia tra i 2800 e i 3000”.
LA NOTA DI SUNIA, SICET E UNIAT. Nel frattempo Sunia, Sicet e Uniat hanno inviato una lettera al Presidente dell’ANCI “concordando sull’iniziativa degli Assessori alle politiche abitative delle grandi città di immediata richiesta al Governo per il ripristino della proroga degli sfratti per finita locazione e richiedendo un incontro per affrontare le gravi problematiche che si vengono a determinare con nuove emergenze che si aggiungono alla pesantissima situazione degli sfratti per morosità che nel 2014, appena trascorso, ha caratterizzato la situazione abitativa nelle città, e l’opportunità di una iniziativa congiunta di richiesta al Governo di ripristino della proroga”.
Le Organizzazioni Sindacali Unitarie degli inquilini “valutano come gravi e inaccettabili le posizioni espresse da parte del Ministro delle Infrastrutture, frutto di sottovalutazione del problema su cui le misure preannunciate, che registrano ritardi e inadempimenti vari, non hanno incidenza alcuna perché inapplicabili alle situazioni interessate dalla mancata proroga”.