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Produce a casa il proprio dentifricio, non compra nei negozi di abbigliamento ma in quelli dell’usato, e fa la spesa solo nei mercati rionali per evitare cibo incartato, o chiuso dentro scatole di cartone o plastica. Mai una cannuccia, un tovagliolo di carta. Quando esce di casa porta con sé una
Produce a casa il proprio dentifricio, non compra nei negozi di abbigliamento ma in quelli dell’usato, e fa la spesa solo nei mercati rionali per evitare cibo incartato, o chiuso dentro scatole di cartone o plastica. Mai una cannuccia, un tovagliolo di carta. Quando esce di casa porta con sé una bottiglia d’acqua vuota, una borsa di cotone. E se ha bisogno di un fazzoletto, nel taschino ne ha sempre uno di stoffa, come facevano i gentiluomini di tanto tempo fa. « Rifiuti zero », è una filosofia che vale solo se applicata letteralmente.
Rifiuti zero
Lauren Singer ha 23 anni, un aspetto alla moda – per nulla hippie – e una parlantina vivace: vive da due anni con quello che è strettamente necessario, come missione per ridurre drasticamente il suo impatto con l’ambiente e – dice – «iniziare a realizzare quanta spazzatura un singolo individuo può produrre in un solo giorno». Mostra un barattolo di vetro (forse un ex vasetto di marmellata): dentro è riuscita ad assemblare i suoi rifiuti di un mese. Un involucro di plastica trasparente, uno scontrino, qualche etichetta di cibo biologico, la carta di un cerotto. La storia della ragazza più ecologica d’America, inizia sui banchi della New York University dove seguiva studi ambientali. «Ho iniziato a pensare a come sarebbe stata una vita più sostenibile quando ho osservato una compagna di università che arrivava in aula con bicchieri di plastica e bottigliette, cibo in busta e poi dentro contenitori », racconta Lauren in un’intervista su Skype. «A fine lezione la mia compagna – puntualmente – riempiva il cestino della classe. Ho iniziato a realizzare quanto un singolo individuo possa inquinare. Poi ha conosciuto una famiglia in California partita con l’obiettivo di ridurre i propri rifiuti e passando a zero».
Condividere l’esperienza
Ha iniziato ad arrivare all’università con il pranzo dentro i vasetti di vetro, a comprare solo il necessario, a pensare. Poi ha aperto un blog Trash is for tossers (La spazzatura è per spreconi): «Volevo semplicemente condividere con altre persone un’esperienza che mi ha permesso di essere fedele all’amore per questo pianeta, salvando denaro, tempo, un po’ di sensi di colpa. Ho capito che i risultati che ho ottenuto potessero essere raggiunti da chiunque ». Lauren ha vinto con la popolarità, a dimostrare che certe storie singole danno una mano a smuovere gli animi: il blog ha ottenuto milioni di accessi tanto da spingere il progetto più in là. Su Kickstarter ha lanciato una campagna per produrre e lanciare sul mercato una propria linea di detersivi biologici.
Il progetto
Non sapeva all’inizio che scrivere un blog sarebbe stato come mettere una grande radice per costruire un’azienda. The simply Co. è nata con l’intento di produrre un detergente per la lavatrice fatto con soli tre ingredienti (tre: sapone di marsiglia, bicarbonato e carbonato di sodio) «sarà vegano, biodegradabile e privo di qualunque sorta di conservanti, fragranze sintetiche e prodotti chimici», spiega. Lauren ha raccolto più di 40 mila dollari da finanziatori privati (tra cui Julien Lennon che dice «È stato tra le star sostenitori “imprevisti” del progetto», dice. «Prima di metterlo online guardando tutti i progetti interessanti che stavano sul sito mi sono chiesta: chi mai metterà un soldo per finanziare una campagna che vuole produrre un detersivo ecologico? Invece ho raccolto 30 mila dollari in 48 ore».
Diffondere il messaggio
Un’artista di Brooklyn ha disegnato il dosatore per il detersivo, usando argilla riciclata, mentre la magliette a supporto della campagna, senza etichetta e di cotone biologico, sono state prodotte a San Francisco. «Avrò un ufficio e un piccolo team a lavorare con me ma voglio che questo resti un prodotto fatto in casa». La missione resta diffondere il messaggio: diminuire quel che si butta inutilmente e considerare alternative. Spazzolini biodegradabili al posto di quelli normali, stracci di stoffa e non fazzoletti di carta, olio di cocco al posto di latte detergente. Socialmente, Lauren Singer non si è mai veramente sentita a disagio: «Anzi, mi sono resa conto di quante persone sia riuscita a ispirare semplicemente andando a una festa e rispondendo a domande di chi era curioso. Molte persone hanno iniziato a pensare a come cambiare il proprio modo di produrre rifiuti giusto da una chiacchierata. Questo ha iniziato a rendermi orgogliosa».
Guardare nella spazzatura
Ma come si fa a partire? Il primo passo è quasi disgustoso. «In parole schiette andate letteralmente a vedere nel vostro cestino della spazzatura. Bisogna porsi delle domande. Quanti e quali rifiuti produco? Posso evitare di usare tutta questa plastica? Per poi chiedersi: cosa non uso, di cosa non ho veramente bisogno? Diminuire è il primo vero passo. Donate quel che non serve. E poi riflettete: quanto sono brutte le stoviglie e i bicchieri di plastica per esempio? Legno, acciaio inossidabile e ghisa sono materiali belli da vedersi. Usarli è molto più sexy».
http://www.corriere.it/foto-gallery/ambiente/14_dicembre_09/lauren-singer-ragazza-rifiuti-zero-07e93fde-7f9a-11e4-92ce-497eb7f0f7a3.shtml