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Sono rimasto incredulo quando ho letto che l’Amministrazione Comunale ha intenzione di chiudere l’Istituzione Biblioteche di Roma per riportarle sotto un Dipartimento.
E’ necessario ricordare che l’Istituzione Biblioteche di Roma sono state frutto di un ‘ampia e partecipata discussione che il Consiglio Comunale di Roma, di cui facevo parte, approvo’. L’obiettivo era quello di snellire, sburocratizzare e renderle centri culturali di vicinanza, sportelli territoriali, luoghi di relazioni e di attività per le nuove esigenze di cultura che la società, dopo il periodo buio delle giunte democristiane che avevano spento le luci nicoliniane della nostra città, richiedeva.
Un ‘innovazione che non solo ha raggiunto i risultati previsti ma ha consentito la sua crescita orizzontale nelle tante perifirie della nostra città. Da luoghi di prestito e/o di lettura a spina dorsale di presidi culturali che hanno dato risposte sia alla crescita culturale che al disagio sociale. Antenne delle trasformazioni e misuratori reali della qualità socio-culturali dei territori negli ultimi 20 anni.
Centrale per lo sviluppo del sistema biblioteche è stata la capacità gestionale, competente e all’altezza della sfida.
Da già presidente della commissione cultura del Comune di Roma vado orgoglioso di essere stato parte di questa scelta voluta dall’ allora assessore Borgna . Un progetto realizzato partendo dai contenuti e fatto di buone pratiche. Diventato fiore all’occhiello sia a livello nazionale ma anche in campo européo intessuto da una sensibilità solidale verso i paesi del mediterrraneo.
Era nostra convinzione che la cultura doveva essere diffusa, innervata in tutta la città ma soprattutto nelle aree periferiche. E’ questo e stato e i risultati sono facili da riscontrare.
Voglio aggiungere che tutto cio’ è stato reso possibile sia da un management competente ma anche dall’investimento fatto sul personale che consapevolmente ha partecipato a questa sfida mettendoci passione, voglia di imparare e senso civico.
In qualità di coordinatore del progetto di rigenerazione urbana della periferia del quadrante di Corviale posso
affermare, dopo 6 anni di presenza quotidiana sul territorio, che senza la Biblioteca R. Nicolini di Corviale ed il Mitreo (altro presidio culturale da sostenere) il progetto non avrebbe avuto gambe su cui camminare.
E’ su quelle gambe che abbiamo costruito e otttenuto i riconoscimenti avuti e le opportunità di mettere in campo le tante iniziative, eventi, manifestazioni e il coinvolgimento e partecipazione di tanti cittadini che ci hanno sostenuto e ci sostengono.
Lentezze burocratiche, non relazionalità autonoma nel rapporto pubblico-privato, non interazione e integrazione con le altre realtà socio-culturali- ambientali e quindi pur essendo fisicamente presenti ma lontani dal capire ed essere parte della trasformazione positiva della nostra periferia. Termine in voga più che mai in questo periodo ma di cui un Dipartimento centralizzato non avrebbe sicuramente avuto cognizione con tutte le conseguenze immaginabili.
Lo smantallamento dell’Istituzione Biblioteche non é assimilabile alle ben novanta aziende (di proprietà o partecipate a vario titolo) che le amministrazioni comunali di centrosinistra e centrodestra hanno creato nel corso degli ultimi 20 anni aprendo buchi di milioni, anzi di miliardi di Euro di debiti che i cittadini romani e italiani stanno pagando.
Questa scelta dell’amministrazione sta smentellando quel documentato contributo che che la Cultura, e soprattutto i presidi culturali pubblici, danno al disagio sociale, allo sviluppo critico delle Comunità, alla crescita di tanti giovani che ne respirano l’aria, alle risposte di informazioni, comunicazioni, di apprendimento e di espressione per tutte le fasce di età ancora più preziose in questa crisi che ci attanaglia e che incide sulle spese da tagliare e la Cultura è tra queste, purtroppo.
Va inoltre detto con chiarezza che in questa vicenda non ci sono risparmi, tutt’altro, ma costi sociali e crescita del divario e delle disuguaglianze si’. E che la vicenda vada discussa pubblicamente e nelle sedi Istituzionali in cui fu approvata non dovrebbero esserci impedimenti.
Dall’ amministrazione Marino che abbiamo sostenuto, ci sareimmo aspettati, dopo i fatti di Tor Sapenza e di Parigi, una riflessione che sta avvenendo anche a livello di Unione Europea, sul perchè, il per chi e il come il patrimonio culturale possa contribuire a dare concrete risposte ai temi che le realtà periferiche ci stanno sbattendo in faccia.
Invece avverto una distanza da questi problemi e che la riflessione sia rimasta ferma a Cultura come costo o divertimento e non inclusione, opportunità di inserimento e di crescita nella società da parte delle future generazioni che rischiano di rimanerne escluse.
Mi sarei altresi’ aspettato che le trasformazioni che la rete sta imprimendo alle attività e ad interi settori della filiera produttiva culturale diventassero tema da affrontare di petto e che rischiano di pioverci addosso impreparati.
Questa storia delle Biblioteche di Roma non riguarda solo l’assessorato alla Cultura ma anche quello delle Periferie, delle Politiche Sociali, della Scuola e Sport, dell’Urbanistica. E’ ora di rompere i compartimenti stagni o l’abbracciarsi alle competenze. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Ci auguriamo di percorre insieme questa strada convinti, visto che la stiamo percorrendo da tempo, che possa dare quel contributo per rigenerare la nostra città.