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Lo sblocco dei lavori da parte della Regione Lazio e il concorso internazionale con le sue linee guida ci sollecitano, in collaborazione con le più voci dei tavoli di lavoro, a dire la nostra in merito al proporre le migliori soluzioni progettuali che legano il valore del Palazzo ATER con il suo contesto paesaggistico e la sua organizzazione sociale.
Il primo dato importante, acquisito da tutti i soggetti, è che il valore dell’edificio e del suo contesto paesaggistico sono un tutt’uno con la ricucitura e le interconessioni con il quadrante di Corviale e da qui con la città.
Il secondo dato è che stiamo confrontandoci con l’esploso tema delle periferie in modo multidisciplinare avendone acquisito titolarità dopo aver fatto inchiesta e averne analizzato potenzialità e criticità del territorio , della sua Comunità nonchè le presenze e assenze delle Istituzioni .
Il terzo dato è avere come punto di confronto e arrivo gli indirizzi comunitari che sono in fase di elaborazione su quello che viene definito patrimonio culturale su cui la commissione cultura del parlamento europeo a livello di presidenza è attenzionata rispetto al nostro progetto.
Occasione inedita che impegna noi tutti a fare un passo in avanti rompendo le barriere delle singole competenze per dare seguito a quella coesione sociale dove il contributo dei beni relazionali (sport, cultura, il vivere i parchi…) puo’ apportare valore aggiunto ad un modello di rigenerazione che è in via di sperimentazione e che si collega direttamente ad una gestione consapevole, integrata e partecipata.
Gli stessi modelli organizzativi dovranno essere in linea con le traformazioni prodotte.
Lavori in corso dunque.
C’é un oggettivo ritardo nelle politiche pubbliche rispetto al patrimonio culturale nel riconoscerne e comprenderne il ruolo innovativo sia nelle nel contribuire attraverso presenze, attività e relazionalità che creano un virtuoso circuito relazionale sia con i soggetti già presenti veri produttori di quei beni che con le cosidette industrie creative e dell’economia verde.
Il miglioramento del contesto attraverso specifici interventi di sostegno e il favorirne la crescita devono essere valutati attentamente dai soggetti pubblici. Nel progetto Corviale l’autogenerazione del quadrante delle attività pubbliche e private, l’utilizzo degli spazi, la loro gestione e l’essere connessi sono stati elementi determinanti nella fase dell’avvio del progetto e nel farlo lievitare per corso del tempo rendendo possibile la diffusa consapevolezza di un progetto realizzabile.
Altro dato incontrovertibile è che una presenza sociale e produttiva orizzontale e multidisciplinare del profit, no- profit, del volontariato e delle Istituzioni incide nell’indentità dei diversi soggetti sia interni alla Comunità territoriale che in quelli esterni che ne colgono le opportunità e il senso civico. Un sentirsi parte che spesso determina quel salto di qualità che rende possibili arrivare a meta. Su questo siamo coscienti che c’è tanto da fare.
Una responsabilità sociale diffusa toglie l’acqua alle attività illegali e si traduce in sicurezza, legalità e rispetto del bene comune in sintesi una migliore qualità della vita con conseguente riduzione dei costi dell’intera filiera sociale.
Il crescere di rapporti, analisi, ricerche, sperimentazioni in vari Paesi europei rappresentano il segno di un interesse crescente rispetto a questo tema, indicatori per affrontare le ulteriori trasformazioni che si avranno nelle aree metropolitane dell’Europa e non solo.
La sperimentazione che da tempo stiamo praticando nel quadrante Corvale dovrà, a fronte sia del concorso internazionale che nel Corviale 2020, dovrà essere capace di selezionare e integrare saperi, esperienze, competenze per cogliere le domande che provengono dai soggetti interessati a cominciare dalle giovani generazioni, individuando soluzioni progettuali innovative che siano frutto dell’ascolto della comunità di rifermento e di un lavoro e un contributo partecipato.
Come sappiamo la rigenerazione del quadrante Corviale avrà tempi quinquennali .
Le azioni che possono contribuire al suo successo sono:
– la comunicazione costante e divulgativa in tutte le forme possibili ( cartacea, internet e social, attività relazionali, iniziative culturali sportive , ambientali…..) pensate, costruite e realizzate insieme da e per le diverse tipologie dei soggetti presenti sul territorio;
– operatori pubblici e privati, associazioni, realtà sociali ( parrocchie, comunità straniere….), cittadini attivi , la Comunità, tutti soggetti che in questi anni hanno consentito, con la loro presenza fatta di passione, capacità professionali, competenze specifiche, senso civico, di arrivare a questo snodo, dovranno trovarsi a proprio agio (vedi teoria dell’ “abito su misura”) in quanto generatori di consensi, suggerimenti, osservazioni e l’orgoglio di esserci.
Di testa e di cuore;
– Importante sarà la condivisione con il sistema scolastico la cui trasversalità e il suo saper “entrare nelle case”vanno valorizzate alimentando una filiera di buone pratiche creando forme di partecipazione attiva e protagonista.
Le stesse strutture devono essere vissute come spazi dove creare un tessuto fattuale di relazioni sociali,e di buone pratiche, antenne per messaggi, storie, azioni positive e criticità;
– le istituzioni, soprattutto quelle front-office ( ATER Comune Roma, MIBACT ) , direttamente interessate alla riqualificazione devono saper avviare una riflessione sui propri compiti in modo da dare risposte amministrative e gestionali alle nuove dinamiche sociali e organizzative che via via si presenteranno.
In questo primo confronto si sono palesati temi che servono a mettere a fuoco le proposte emerse che devono trovare una correlazione con gli altri tavoli di lavoro e di sintesi organica.
Tutoraggio flessibile; spazi pubblici come luoghi di star-up e di risposte al disagio sociale; attenzione costante per dare concretezza alle attività sociali e produttive sia in essere che quelle che possono trasformarsi in realtà; predisposizione alle innovazioni che il progetto produrrà sia nell’edificio che nel territorio; la formazione del capitale umano sia interno che esterno agli attuatori; scambi continui tra i diversi soggetti interessati alle trasformazioni; costruzione di una rete ben organizzata imprescindibile per realizzare il cambiamento; autorevolezza e flessibilità del coordinamento attuatore.
Per rimanere al tema delle linee guida del concorso,internazionale si dovrà trovare in sintesi il riconoscimento che il patrimonio culturale è elemento di coesione sociale, di innovazione, di realizzabilità del processo di rigenerazione previsto.
Il progetto ha una unitarietà che puo’ essere si’ segmentata, ma che va tenuta insieme nelle presentazioni e in tutte le proposte di finanziamenti che faremo.
PinoGaleota 23 dicembre 2014