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Si è concluso il lavoro del primo gruppo G124 fondato dal senatore Renzo Piano e che ha coinvolto 6 giovani architetti nella riprogettazione delle periferie urbane
Un anno di lavoro per trovare una soluzione al degrado che affligge le periferie italiane; un gruppo, il G124, composto dall’architetto Renzo Piano e da sei giovani architetti selezionati attraverso un bando anonimo che annualmente permetterà ad altrettanti giovani progettisti di dare il proprio contributo alla riqualificazione del nostro Paese.
L’idea è nata a pochi giorni di distanza dalla nomina a Senatore a vita dell’architetto Renzo Piano che decide di intraprendere un progetto unico nel suo genere, basato sulla formazione continua di un gruppo di giovani architetti, con l’obiettivo di formare una nuova classe di persone e professionisti responsabili ed attenti al proprio territorio. Soprannominato G124, indicando simbolicamente la stanza numero 24 al 1° piano del senatore Piano a palazzo Giustiniani, il gruppo si è dedicato al “rammendo”, per usare le parole dello stesso architetto, di tre periferie italiane: Torino, Roma e Catania.
Un’occasione decisamente unica nel suo genere che vorrebbe rappresentare un punto di partenza per dettare le regole e definire gli obiettivi urbanistici e territoriali delle periferie di oggi, definite da Piano le “città di domani”.
Vista la precaria situazione lavorativa dei giovani architetti italiani, a stupire ancora di più è il fatto che per i sei di G124 non c’è solo la gloria, ma un contratto annuale con tanto di stipendio, interamente finanziato dai soldi percepiti per l’attività parlamentare del Senatore Renzo Piano che, per garantire la massima trasparenza, ha pubblicato un rendiconto completo delle spese sostenute dal progetto.
Ad affiancare i sei prescelti di quest’anno ovvero l’arch. Michele Bondanelli, arch. Roberto Giuliano Corbia, arch. Francesco Lorenzi, arch. Roberta Pastore, arch. Federica Ravazzi e arch. Eloisa Susanna, anche un gruppo eterogeneo di esperti in numerosi campi e tre tutor d’eccezione scelti da Piano, quali l’arch. Massimo Alvisi, l’arch. Mario Cucinella e l’ing. Maurizio Milan, che volontariamente e senza percepire alcuno stipendio, hanno seguito il lavoro dei giovani.
TORINO – “La città qui è fatta per lavorare, non per vivere” è la prima testimonianza raccolta, in un brano di città dove le “strade hanno dimensione di tangenziali e più che unire dividono”.
Il caso studio di Torino ha interessato il quartiere di Borgata Vittoria, un’area in prevalenza residenziale densamente popolata, che insieme a Madonna di Campagna e Parco Dora si incastra tra il degrado di Barriera di Milano, Rebaudengo e Basse di Stura, da un lato, e le problematiche di Lucento e della nuova immigrazione dall’altro. Qui, i due membri del gruppo G124 Michele Bondanelli e Federica Ravazzi coordinati dall’ingegnere Maurizio Milan, hanno dato voce al “vivace tessuto associativo del quartiere”, che grazie alla ricca attività partecipativa, ha facilitato l’ascolto dei desideri e delle esigenze della popolazione.
Partendo dalle due scuole elementari del quartiere, il rammendo torinese ha cercato di rianimare gli spazi del tempo libero per trasformare i due istituti non solo nel centro educativo, ma anche in spazi per la condivisione ed il ritrovo. Servendosi di un “parco senza nome”, ribattezzato Parco G124, il progetto ha fatto convergere in questo luogo le energie del quartiere, riqualificando lo spazio verde, migliorando l’arredo urbano, la mobilità lenta e le piste ciclabili.
ROMA – “Non è un mondo dismesso, ma un mondo che non è nato. Perciò non bastano gli spazzini, bisogna portarci la gente, i valori comuni, l’urbanità”, sono le parole con cui la Repubblica descriveva il Viadotto incompiuto.
A Roma l’iniziativa ha preso il nome di «Sotto il Viadotto» e ha coinvolto il territorio che si estende tra il fiume Aniene e la Riserva Naturale della Marcigliana, dove la riqualificazione ha interessato il Viadotto dei Presidenti per il tratto che avrebbe dovuto collegare le aree periferiche a nord-est del quartiere Montesacro, ma che oggi è invece diventata una notevole barriera fisica.
A lavorarci sono stati i giovani progettisti Eloisa Susanna e Francesco Lorenzi, coordinati dall’architetto Massimo Alvisi che hanno trasformato il chilometro e 800 metri del viadotto in un parco lineare, senza ulteriore consumo di suolo, dove far nascere piste ciclabili, botteghe e laboratori di quartiere, officine per le biciclette, tutto rigorosamente costruito con materiali di recupero e autocostruzione, per mettere finalmente in contatto tra loro gli oltre 100mila abitanti che popolano i 2.500 ettari del quartiere.
CATANIA – “Tra gli edifici degradati abbiamo trovato la bellezza nelle storie portate avanti dai volontari”. “Ecco tutti i problemi da ascoltare e da risolvere attraverso uno straordinario strumento: la creatività“.
Del quartiere Librino a Catania si sono occupati l’arch.Roberta Pastore e Roberto Giuliano Corbia con la supervisione dell’Arch. Mario Cucinella.
Perfetta sintesi delle periferie nate negli anni ’70, il quartiere Librino è una delle famose New Town, il sogno utopico di un periodo storico che vedeva nelle periferie il riscatto per un futuro migliore, ma che in realtà ha dato vita a spazi incompleti privi dei più elementari servizi pubblici.
Per Catania il gruppo G124 ha lavorato ad un rammendo invisibile, riqualificando prima di tutto il rapporto tra le persone che popolano un quartiere composto per la maggioranza da persone con meno di 33 anni. Un grande rammendo urbano e sociale che ha permesso di formare un percorso fisico, e non, che collega i punti nevralgici della vita del quartiere: la scuola, le strutture dello sport, gli orti sociali, i luoghi per il gioco, le piazze, il tutto collegato dal verde e da microinterventi sugli elementi urbani.
Sin dalle prime battute del progetto G124, l’architetto Renzo Piano ha parlato di rammendo delle periferie “piccole scintille, che però potrebbero stimolare l’orgoglio di chi quei luoghi li vive”, innescando “la rigenerazione anche attraverso mestieri nuovi, microimprese, start up, cantieri leggeri e diffusi, creando così nuova occupazione”.
Per affrontare un tema tanto complesso quanto importante il Gruppo G124 è partito da 20 punti annotati a mano in ordine sparso dall’architetto Piano, venti domande alle quali trovare una risposta, approfondite poi nel corso dell’anno di lavoro, tematiche che vanno dall’adeguamento energetico, alla funzione del verde, dal trasporto pubblico, ai processi partecipativi per coinvolgere gli abitanti.
Anche nel 2015 sarà attiva una nuova squadra G124 con nuovi partecipanti, nuovi tutor e nuovi obiettivi per continuare il percorso di rammendo urbano che, si spera, possa presto essere imitato da molte alte realtà urbane.