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La manifestazione intitolata Giù le mani dal Pigneto che si è svolta in via Pesaro – una delle strade del quartiere di Roma considerato il punto focale della movida cittadina ma anche quello più controllato dai pusher – è iniziata con una lettera aperta ai narcotrafficanti mafiosi. All’insegna dell’ironia, i rappresentanti del comitato di quartiere, insieme agli avvocati Claudio Giangiacomo e Alessandro Ianelli, hanno informato i cittadini sugli esiti della denuncia alla Procura della Repubblica presentata un anno fa da 500 residenti. Si segnalava che nelle strade del quartiere, in ogni ora della giornata, si spaccia droga di ogni tipo e in quantità tali da far immaginare l’esistenza di un’associazione a delinquere. Di tale denuncia è stata richiesta l’archiviazione non perché il fatto non sussista ma soltanto perché sono ignoti i responsabili. E anziché andarli a trovare, si archivia la denuncia dei cittadini. Di qui l’idea di rivolgersi direttamente e in modo burlesco ai responsabili. Che il fatto sussista, eccome, lo dimostra il documentario curato dalla redazione di Presa diretta, in onda su Rai 3, intitolato L’erba del Pigneto. Lo ha presentato il redattore del programma Vincenzo Guerrizio che ha posto l’accento sull’esigenza di legalizzare il consumo di droghe. «Non è in discussione – ha precisato il giornalista – il danno alla salute che i narcotici indubbiamente provocano ma si vuole sollecitare il Parlamento a equipararli al tabacco. In tal modo si sottrarrebbe alle mafie un affare di grandi dimensioni.»
Per limitare il consumo di droghe si potranno attivare campagne pubblicitarie e soprattutto servizi di prossimità. Insomma, tra i due mali si tratta di scegliere il male minore. Il narcotraffico non si combatte solo con la repressione ma eliminando il proibizionismo. E poi promuovendo un welfare locale fatto anche di inclusione socio-lavorativa delle persone affette da dipendenze, in attività produttive da costruire localmente. La campagna romana è piena di risorse agricole per creare fattorie sociali e percorsi di vita in cui i tossicodipendenti possano ritrovare un senso alle proprie esistenze. Hanno assistito alla proiezione del documentario oltre 300 persone che abitano nel quartiere. Esse non si capacitano dell’inerzia delle istituzioni; si sentono abbandonate e, soprattutto, avvertono la mancanza di una riflessione seria sul fenomeno. Tutti sanno che Roma è la capitale delle mafie, ma nessuno lo vuole ammettere apertamente. Tutte le famiglie che hanno nel proprio nucleo adolescenti e giovani, sono perfettamente consapevoli che in gran parte delle scuole di Roma si spaccia e si consuma droga, ma si fa finta di niente. Non si attiva alcun programma di sensibilizzazione sul fenomeno. C’è un silenzio assordante sulla mafia romana da parte delle istituzioni locali e del governo da indurre tutti alla rassegnazione e alla rimozione. È per questo che le iniziative come Giù le mani dal Pigneto, promosse spontaneamente dalla società civile, vanno sostenute e incentivate anche in altri quartieri come Tor Pignattara e Corviale. Solo con la sensibilizzazione e l’impegno della cittadinanza attiva può crescere la consapevolezza individuale e collettiva che le mafie si possono sconfiggere, le istituzioni possono autoriformarsi e la società può cambiare.