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IL CORVIALE DELLA POESIA: un esempio di sviluppo urbano

ginsberg

Correva l’anno 1979 quando il giovane assessore alla cultura Renato Nicolini convocava sulla spiaggia di Castel Porziano il grande happening della poesia contemporanea. Roma venne messa sulla scena internazionale di un genere espressivo spesso sottovalutato e divenne punto di riferimento per i movimenti che in quegli anni la animavano. Anche la scelta dello scenario conferì all’evento un significato particolare: un tratto di costa laziale intatto e frequentato da un popolo ai margini del turismo balneare, un luogo rimosso.

A distanza di 35 anni un altro luogo simbolo della capitale fa da sfondo a un raduno nel nome della poesia. Si tratta di Corviale, il famoso blocco edilizio che per anni è stato citato ad esempio del degrado urbano e che sta diventando l simbolo di una progressiva e spontanea rinascita.

Poetitaly a Corviale” è il nome della manifestazione in corso fino al 7 settembre e concepita da Simone Carella, che vede alternarsi decine di poeti e artisti, tra la biblioteca intitolata proprio a Renato Nicolini e la cavea all’aperto, realizzata insieme all’enorme edificio e rimasta nel tempo abbandonata a se stessa, uno spazio artificiale ma selvaggio quasi quanto la spiaggia che ospitò la famosa Kermesse. Il programma promette la compresenza delle tendenze più disparate, dalle forme liriche e classiche a quelle più popolari, fino al rap.

Incontri e laboratori fanno da complemento a reading e performance, in un programma ricco di decine di nomi. Le serate sono introdotte da Andrea Cortellessa, sono previsti, tra gli altri, interventi di Nanni Balestrini, Franco Cordelli, Luigi Cinque, Davide Riondino.

Non deve stupire la realizzazione di un evento in quella che era ritenuta l’estrema periferia della metropoli, perché Corviale sta diventando, a suo modo, una vera centralità. Oltre alla biblioteca del sistema comunale e un centro culturale, il Mitreo, che vi operano da anni, è divenuta sempre più spesso sede di manifestazioni d’arte, iniziative sportive e, grazie all’associazione “Corviale Domani” un vero luogo di sperimentazione per nuovi modelli urbani. Il laboratorio che si è strutturato grazie all’impegno di persone come Pino Galeota e Tommaso Capezzone sta avviando progetti di rivalutazione dell’intero complesso con l’impiego di nuove tecnologie, nel campo della produzione energetica, dell’auto-produzione di beni di consumo, di forme di socializzazione legate al fare.

Un esempio di quello che Corviale si accinge a diventare è rappresentato dall’esperimento che verrà realizzato in occasione dell’Expo 2015 di Milano, il cui progetto è stato presentato nella scorsa edizione della biennale architettura di Venezia: il masterplan per un Roof Top Lab unico nel suo genere, sul tetto lungo un chilometro dell’edifico.

Dalla poesia alla scienza alle culture della coabitazione, il falansterio della via Portuense rappresenta ormai una metafora di quello potrebbe essere il futuro dei nostri spazi urbani nell’ottica di uso intelligente e partecipato di spazi che hanno solo bisogno di trovare quel senso che, spesso, era sfuggito perfino a chi li ha voluti e realizzati.

link all’articolo di Umberto Croppi da Huffingtonpost

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