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Studio Enel: con l’efficienza energetica +2% Pil e aumento degli occupati del 2%

efficienzaL’Italia potrebbe ridurre i consumi totali di energia tra il 12 e il 18%, risparmiando fino a 72 milioni di tonnellate di CO2 al 2020
È stato presentato oggi a Roma in una conferenza lo studio “Stato e prospettive dell’efficienza energetica in Italia”, realizzato dalla Fondazione Centro Studi Enel e dall’Energy & Strategy Group del Politecnico di Milano.
Alla conferenza hanno preso parte il Presidente di Enel e Presidente del Comitato Scientifico Internazionale Fondazione Centro Studi Enel, Paolo Andrea Colombo; l’Amministratore Delegato, Direttore Generale del Gruppo e Presidente della Fondazione Centro Studi Enel, Fulvio Conti; il Sottosegretario allo Sviluppo Economico, Simona Vicari e il Presidente dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, Guido Bortoni.
I rappresentanti delle istituzioni e gli esperti del mondo accademico e dell’industria hanno evidenziato l’importanza dell’efficienza come strumento strategico di politica energetica e volano per la ripresa economica del Paese.
Secondo lo studio (CLICCA QUI), l’applicazione di strumenti e sistemi per l’efficienza energetica potrebbero generare un impatto sul sistema economico nazionale pari al 2% del PIL e un risparmio compreso tra 50 e 72 milioni di tonnellate di CO2 al 2020. A ciò si aggiungerebbe un aumento degli occupati fino al 2% a fronte di una riduzione dei consumi totali di energia compresi tra il 12 e il 18%.
I potenziali di risparmio nei due scenari
“Dall’analisi delle tecnologie e degli scenari al 2020 emerge – si legge nello studio – che il potenziale di risparmio legato alle applicazioni di tecnologie per l’efficienza energetica è notevole, con risparmi annui a regime sui consumi finali al 2020 di 288 TWh in uno scenario di sviluppo ottimo e di 195 TWh in uno scenario di sviluppo moderato e che gran parte del risparmio energetico annuo conseguibile al 2020 (il 95% circa) riguarda interventi nel patrimonio edilizio (residenziale, terziario e industriale), rispettivamente 273 TWh e 183 TWh per gli scenari di sviluppo ottimo e moderato”.
I benefici
Il Report fornisce uno sguardo d’insieme ai benefici per il Paese associabili a tali ipotesi di penetrazione al 2020, mostrando come “i vantaggi siano consistenti. Allo scenario di sviluppo ottimo, infatti, è associato un risparmio annuo a regime di emissioni di CO2, calcolato sulla base della riduzione dei consumi finali di energia, di 72 milioni di tonnellate (circa 50 milioni nello scenario di sviluppo moderato), a fronte di un volume d’affari complessivo di 512 miliardi di euro (circa 350 miliardi di euro nello scenario di sviluppo moderato) nell’intervallo di tempo considerato (che si traduce in un volume di affari annuale di circa 64 miliardi di euro) e di una ricaduta sul sistema industriale complessiva pari a 3.726.637 Unità di Lavoro Annue – ULA (circa 2,5 milioni nello scenario di sviluppo moderato) nell’intervallo di tempo considerato (che si traduce in circa 460.000 ULA all’anno). Inoltre, assumendo l’italianità dell’intera filiera, l’incidenza del volume d’affari annuo sul PIL sarebbe compresa tra il 2 e il 4% e gli operatori legati all’efficienza energetica coprirebbero annualmente una percentuale compresa tra l’1,2% e il 2% del totale occupati”.
Gli ostacoli
Le principali difficoltà nella realizzazione di politiche che aumentino l’efficienza energetica riguardano fattori culturali, economici, regolatorio-normativi e tecnologici. Si va dalla scarsa efficienza nell’allocazione degli incentivi rispetto alle reali esigenze del mercato, come gli aiuti destinati a tecnologie diffuse e ormai mature, alla difficoltà di accesso e alla scarsa aderenza alle reali esigenze degli operatori. A questo si aggiunge la complessità regolatoria, in particolare nei casi di tecnologie legate all’utilizzo di energia elettrica, accompagnate dalla mancanza di un sistema Paese a supporto dell’efficienza energetica.
Sul fronte dei benefici, numerosi sono soprattutto quelli legati alla riduzione dei consumi energetici, sia in termini di decarbonizzazione di alcuni settori come quello dei trasporti e del riscaldamento, sia di diminuzione degli inquinanti, specie nelle città. Tuttavia, sottolinea lo studio, questi miglioramenti sono limitati da una serie di fattori economici e regolatori, tra cui la struttura della tariffa elettrica fortemente progressiva e le difficoltà di accesso a forme contrattuali diverse da quelle standard.
Il ruolo delle utility
Inoltre, lo studio riconosce alle utility un ruolo importante nell’abbattimento delle barriere che ostacolano la diffusione dell’efficienza energetica. Le aziende elettriche, infatti, possono agire come system integrator delle tecnologie su scala nazionale in un’ottica di lungo periodo che favorisca lo sviluppo di una filiera industriale integrata. Infine, unendo scala e capillarità, le utility possono fungere da hub per offrire un servizio “chiavi in mano” al cliente con caratteristiche di economicità, competenza tecnica, affidabilità, semplificazione e disponibilità finanziaria.
L’efficienza deve diventare un “pensare comune”
In conclusione, secondo il report “I numeri sembrano dimostrare che l’Italia abbia le carte in regola per puntare senza esitazioni sull’efficienza energetica, per garantirsi uno sviluppo sostenibile e ricadute economiche e occupazionali positive. L’efficienza energetica può inoltre rappresentare un trampolino per sviluppare e dare slancio, in un’ottica strategica di lungo periodo, a filiere industriali che possono rappresentare l’ossatura del Paese in un futuro a medio-lungo termine”. Tuttavia, l’Italia deve esercitare “uno sforzo congiunto, che parta dalle istituzioni – con il ruolo cruciale in tal senso del policy maker – e arrivi ai singoli cittadini, affinché l’efficienza energetica diventi un “pensar comune”, un tema di primaria importanza. Solo così sarà possibile sviluppare un approccio integrato al tema dell’efficienza energetica che potrà portare a effetti moltiplicativi sui benefici ottenibili”.

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