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L’editore del quotidiano newyorkese ha chiuso il secondo trimestre dell’anno con profitti per 20,1 milioni – oltre le stime degli analisti – contro una perdita di 87,6 milioni dello stesso periodo dello scorso anno.
Gli abbonamenti digitali spingono i conti del New York Times che compensa il calo della raccolta pubblicitaria. Nel secondo dell’anno, l’editore del quotidiano newyorkese, è tornato in attivo, grazie all’aumento degli abbonamenti online (+40% a 738.000): i profitti netti sono saliti a 20,1 milioni di dollari, 13 centesimi per azione, contro il rosso da 87,6 milioni, -58 centesimi per azione, dello stesso periodo dell’anno scorso. Escludendo le voci straordinarie i profitti sono saliti da 11 a 14 centesimi per azione. Il fatturato, invece, è calato dello 0,9% a 485,4 milioni di dollari.
Gli analisti attendevano un utile di 12 centesimi per azione su un fatturato di 487 milioni di dollari. Complessivamente il fatturato generato dalla diffusione del quotidiano è cresciuto del 5,1%, ma quello pubblicitario è sceso del 5,8% (-6,8% sulla carta stampata, -2,7% sul digitale). I risultati riflettono “l’evoluzione in corso delle iniziative per gli abbonamenti digitali”, ha detto l’amministratore delegato Mark Thompson.
E sulla stessa lunghezza d’onda si muove Ruper Murdoch: la versione online del tabloid The Sun da oggi diventa a pagamento con un costo di due sterline a settimana. La decisione era stata annunciata a marzo quando l’editore aveva spiegato che i costi della versione gratuita non potevano più essere sostenuti. Il Sun, che si definisce il quotidiano più popolare della Gran Bretagna, ha una tiratura di 2,3 milioni di copie e vanta 1,7 milioni di visite sul suo sito ogni giorno.
Anche il Times, altro giornale di proprietà del magnate australiano, e il Daily Telegraph avevano scelto di diventare a pagamento.
repubblica.it